Facebook: restrizioni in arrivo per i gruppi

Linea dura di Facebook contro i gruppi che violano le regole della piattaforma. La stretta è stata annunciata direttamente dal social network, nella persone di Tom Alison, vicepresidente Engineering della creatura di Mark Zuckerberg.

Alison, con un post, ha messo al corrente gli utenti delle nuove conseguenze per chi diffonde contenuti pericolosi o potenzialmente dannosi. In primis, questi gruppi rischiano di essere condannati all’irrilevanza. Facebook, infatti, ha pensato di correre ai ripari punendoli in termini di occasioni di visibilità e, quindi, di proselitismo.

Per questi gruppi non si profila immediatamente una cancellazione tout court, ma innanzitutto una condanna all’irrilevanza e all’abbandono. Alison ha spiegato che, laddove vengano ravvisati contenuti dannosi, all’utente che desideri unirsi al gruppo, comparirà una specie di disclaimer all’atto dell’iscrizione. Un avviso per informare «le persone che stanno per entrare in un gruppo che ha violato gli standard della community, in modo che possano prendere una decisione più consapevole prima di entrarvi».

Inoltre, nel post pubblicato da Alison si legge anche che, tra i nuovi provvedimenti, è prevista la limitazione delle notifiche di invito per questi gruppi, «per far sì che le persone abbiano meno possibilità di farvi parte. Per i membri esistenti, ridurremo la diffusione dei contenuti di quel gruppo in modo che sia mostrato più in basso nella sezione Notizie».

I gruppi non scompariranno, quindi, ma avranno una visibilità nettamente minore sul social più famoso del mondo. Saranno quindi meno raggiungibili dai nuovi utenti e i loro post avranno meno opportunità di raggiungere un pubblico ampio.

Le nuove regole fanno parte di una strategia intrapresa dal social network da tempo, nel tentativo di trovare una mediazione tra libertà di espressione e diffusione di disinformazione o utilizzo della piattaforma per scopi a vario titolo dannosi.

Pochi mesi fa, a settembre 2020, lo stesso Alison rendeva noto che nell’ultimo anno, Facebook ha rimosso circa 1,5 milioni di contenuti nei gruppi per aver violato norme sull’odio organizzato, il 91% dei quali rilevato in modo proattivo. Dalle pagine del social, tra il 2019 e il 2020, sono spariti anche 12 milioni di contenuti nei gruppi per violazione delle norme di Facebook sull’incitamento all’odio.

«Sappiamo di avere una grande responsabilità quando amplifichiamo o suggeriamo dei contenuti – ha osservato, ancora, Alison -. Mentre lavoriamo per assicurarci che i gruppi potenzialmente dannosi non vengano suggeriti alle persone, cerchiamo anche di non penalizzare i gruppi di qualità che trattano di argomenti simili. Non si tratta di scegliere tra i nostri interessi di business e la rimozione di gruppi di bassa qualità, ma di agire su gruppi potenzialmente dannosi garantendo, allo stesso tempo, ai responsabili delle community di far crescere i loro gruppi, quelli che seguono le regole e portano valore alle persone».

Se un gruppo presenta già un certo numero di violazioni delle regole della piattaforma, Facebook chiederà ai moderatori e agli amministratori di monitorare i post, prima della pubblicazione, in modo da esercitare su di essi una verifica. Questo avverrà anche se un numero sostanziale di membri ha fatto parte di altri gruppi rimossi per violazioni. «Questo – continua a spiegare Alison – significa che il contenuto non sarà mostrato al gruppo più ampio finché un amministratore o un moderatore non lo rivedrà e lo approverà».

Se poi un amministratore o un moderatore dovessero dare l’ok a un contenuto che non rispetta le regole di Facebook, l’intero gruppo andrà incontro a cancellazione.

«Se le persone effettuano violazioni ripetute all’interno dei gruppi, non permetteremo loro di postare o commentare per un periodo di tempo in qualsiasi gruppo. Non saranno, inoltre, in grado di invitare altre persone in alcun gruppo, né di creare nuovi gruppi. Queste misure – conclude il vp Engineering di Facebook – hanno lo scopo di aiutare a ridurre il margine d’azione di coloro che cercano di utilizzare la nostra piattaforma per scopi dannosi, e si basano sulle restrizioni che abbiamo già messo in atto nell’ultimo anno».

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