‘Carcere sicuro’: più agenti e misure alternative contro sovraffollamenti e suicidi

Con il nuovo decreto approvato in Consiglio dei ministri, chiamato anche ‘Carcere sicuro‘, visti i sovraffollamenti e le drammatiche cifre dei suicidi in questi primi sei mesi dell’anno, sono state previste una serie di nuove misure, tra cui l’istituzione di un albo di comunità che potranno accogliere alcune tipologie di reclusi – come quelli con residuo di pena basso, i tossicodipendenti e quelli condannati per determinati reati – i quali potranno scontare così la parte finale della loro condanna. Prevista anche la semplificazione e lo snellimento delle procedure per la concessione della liberazione anticipata (o di misure alternative) che potrebbe diventare automatica.

Potrà essere il magistrato di sorveglianza a decidere più velocemente le misure alternative, venendo meno, in determinati casi, il passaggio attraverso il tribunale collegiale. Il guardasigilli Carlo Nordio in conferenza stampa ha chiarito: “Questo intervento è frutto di una visione orientata sull’umanizzazione carceraria”, che riflette sulla “possibilità di trasferire in comunità, sempre attraverso una decisione del giudice di sorveglianza, le persone che hanno disagi psichici, tossicodipendenti e minori. È un passo molto importante, ci porta molto avanti nel reinserimento sociale ed è un rimedio al sovraffollamento carcerario, che non è dovuto a una decisione governativa: è il magistrato che decide dello status libertatis. E questo spetta sempre alla magistratura di sorveglianza”.

In merito alla liberazione anticipata, il ministro spiega che “non vi sono indulgenze gratuite ma si rende più certa la procedura attraverso cui la liberazione anticipata è posta in esecuzione. Renderemo molto chiaro al detenuto il percorso ed i termini per godere della liberazione anticipata. Ci sarà una specie di ‘patto’ per metterlo subito al corrente dei suoi diritti e degli sconti che potrebbe ottenere se si comporta bene in carcere”.

Potranno esserci anche più telefonate tra carcerati e le proprie famiglie. “Comunicare in termini più elastici e maggiori con le famiglie sarà un piccolo aiuto che assieme alle risorse di sostegno ai detenuti già messe in atto, contribuirà, lo speriamo, a rendere psicologicamente più agevole una situazione che essendo punitiva incide sull’umore e la depressione del detenuto”.

Più strette per quanto riguarda mafiosi e terroristi: il provvedimento prevede anche modifiche alla disciplina del regime detentivo differenziato del cosiddetto 41 bis con esclusione all’accesso dei programmi di giustizia riparativa. Mentre in merito al trasferimento dei detenuti stranieri nelle carceri dei loro Paesi “avremmo dai 5 ai 10mila detenuti che potrebbero esser trasferiti sui 20mila stranieri in tutto in carcere”.

Prevista l’assunzione di mille agenti in più nella Polizia Penitenziaria e l’incremento del numero di dirigenti penitenziari oltre a modifiche sulla loro formazione. Nel decreto c’è inoltre lo slittamento di un anno dell’entrata in vigore del Tribunale per le famiglie: “Abbiamo assecondato le aspirazioni della magistratura e dell’avvocatura che lamentavano la mancanza di un’adeguata copertura finanziaria”, chiarisce il ministro.

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