Autocritica Raggi: ammette i suoi errori a Roma, ma vuole essere votata di nuovo

La sindaca di Roma Virginia Raggi è pentita. Lo afferma in una intervista a La Stampa. Intanto, non ripeterebbe la messa in scena con le arance da “donare” all’allora sindaco Marino.

Un’autocritica? Le chiede Fabio Martini. «L’esperienza di una città complessa come Roma induce a fare delle riflessioni, anche perché paradossalmente solo chi ricopre un incarico come questo, può giudicare e comprendere fino in fondo un altro sindaco. Un lavoro che si fa h 24, sette giorni su sette, telefono sempre acceso, richiesta di una risposta su qualunque tema. Tutto questo mi ha indotto a essere autocritica con me stessa. Credo di essere stata ingenerosa per la dichiarazione sulle arance, ma anche nella vicenda degli scontrini. Sono passata per due anni e mezzo attraverso un processo: è finito bene ma sono esperienze da non augurare a nessuno. Con Marino restano diversità di vedute ma il rispetto c’è ed era giusto esprimerlo».

 

Autocritica, dunque. E Il Foglio ironizza sulla moda dell’abiura tra i grillini. “Ecco allora Virginia Raggi prendere le distanze dalla donna che ha sin qui portato il suo nome. Mai più arance a Ignazio Marino. Mai più manette gettate in testa agli avversari. E le Olimpiadi? Era meglio farle. Perdonatemi, se potete. E come Roberto Fico sconfessa se stesso e si duole d’aver lottizzato la Rai alla stregua d’un democristiano, così anche Luigi Di Maio, dopo i gilet gialli, ora disconosce la democrazia diretta che fu sua bislacca religione”.

Ma le dichiarazioni di raggi su Marino sono anche un segnale di pace al Pd e ai suoi elettori. Della serie: non facciamoci del male e poi al ballottaggio si vedrà. Un’intervista molto generosa, quella di ieri della Stampa, senza domande scomode. Che fornisce a Virginia Raggi l’occasione per poter porre le basi di una campagna elettorale che sarà all’insegna del “mi rivolgo a tutti” senza toni aspri. Per forza, a chi potrebbe altrimenti rivolgersi? A Roma trovare uno che si dichiari dei 5Stelle è un’impresa. Quelli che l’hanno votata si vergognano di dirlo.

Eppure lei si vanta di avere risanato le partecipate Atac e Ama, quest’ultima di recente finita nel mirino per lo scandalo delle cremazioni che avvengono dopo mesi. «Abbiamo trovato le partecipate in uno stato di profondo abbandono e ci abbiamo messo mano. Atac, che era sull’orlo del fallimento, ora ha i conti a posto: senza licenziare, ha ripreso ad assumere. Lo stesso per Ama: abbiamo scoperto 250 milioni di buco che risaliva al 2003. Un processo lungo ma abbiamo invertito la tendenza». Per il resto i soliti vuoti slogan: “Vogliamo rendere la città più resiliente e più inclusiva”. Ma che vuol dire? Fino alla grottesca affermazione che in periferia ora “la gente è contenta”. Ma dove? Ma quando? Ma da quanto tempo la Raggi non si fa una passeggiata in periferia?

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