Il capo dell’Isis al Quraishi ucciso durante un raid Usa in Siria. Biden: «Abbiamo reso il mondo più sicuro»

Annunciata la morte del leader dello Stato Islamico, Abu Ibrahim al Quraishi. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha detto che tutti i membri delle Forze speciali impegnate nel raid sono in salvo.

Biden — in una nota — ha spiegato di aver dato il via libera all’attacco per «proteggere il popolo americano e i nostri alleati — e per rendere il mondo più sicuro». Nella giornata di giovedì è atteso un discorso del presidente Usa.

«Grazie al coraggio e alle capacità delle nostre Forze Armate, abbiamo tolto il capo dall’Isis dal campo di battaglia».

Biden: «Il capo dell’Isis al Quraishi è morto durante un raid Usa in Siria»

L’annuncio del presidente degli Stati Uniti: ucciso Abu Ibrahim al Quraishi. Il leader dello Stato Islamico ucciso con un raid notturno in Siria. Biden: «Abbiamo reso il mondo più sicuro»

Gli Stati Uniti hanno annunciato la morte, avvenuta in un raid notturno in Siria, del leader dello Stato Islamico, Abu Ibrahim al Quraishi. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha detto che tutti i membri delle Forze speciali impegnate nel raid sono in salvo.

Biden — in una nota — ha spiegato di aver dato il via libera all’attacco per «proteggere il popolo americano e i nostri alleati — e per rendere il mondo più sicuro». Nella giornata di giovedì è atteso un discorso del presidente Usa.

«Grazie al coraggio e alle capacità delle nostre Forze Armate, abbiamo tolto il capo dall’Isis dal campo di battaglia».

Un’immagine diffusa dall’account Twitter della Casa Bianca mostra il Presidente Usa Biden con la vicepresidente Kamala Harris e i membri del National Security Team mentre seguono l’operazione di antiterrorismo.

Secondo fonti dell’amministrazione Usa, citate dal New York Times, il leader del Califfato — 45 anni, figura misteriosa del terrorismo internazionale — si sarebbe fatto saltare in aria: sarebbe stata quella deflagrazione a uccidere i membri della sua famiglia. (Secondo Al Arabiya, tre delle quattro donne uccise nel raid erano mogli del leader; non è noto se e quanti dei bimbi morti fossero i suoi figli).

Nelle scorse ore si era diffusa la notizia di una incursione delle forze speciali Usa nel nord della Siria: un’operazione massiccia che ha portato alla morte di 13 persone, tra cui sei minori e quattro donne.

L’assalto è scattato nella notte con un impiego di un elicottero d’assalto con una ventina di uomini delle forze speciali, supportati da elicotteri da combattimento, droni Reaper armati e jet d’attacco, e assomiglia al raid Usa del 2019 che portò alla morte dell’allora leader del califfato Abu Bakr al-Baghdadi, anche lui fattosi esplodere, secondo quanto riferisce il New York Times.

I commandos statunitensi hanno circondato un’abitazione nella località di Atmeh, regione di Idlib, nota per la presenza di jihadisti.

I militari hanno invitato alla resa le persone asserragliate in una casa ma, dopo un paio d’ore, chi era all’interno avrebbe aperto il fuoco usando fucili e lanciagranate. La battaglia è proseguita intensa e si è conclusa con un’esplosione che ha devastato l’edificio. Sono state fasi concitate, con un elicottero costretto ad un atterraggio d’emergenza. Il velivolo – secondo il New York Times – ha avuto un’avaria e sono stati costretti a distruggerlo al suolo. Narrazione che potrebbe però nascondere un’altra tesi, quella di danni subiti per i tiri del nemico.

Inizialmente si era pensato che il bersaglio fosse un esponente qaedista ma successivamente è emerso il nome di al Quraishi, figura defilata che ha aveva preso il posto di Abu Bakr al Baghadi il 31 ottobre 2019, anche lui liquidato da un’incursione in un villaggio ad una trentina di chilometri di distanza.

In passato nella zona ci sono state altre operazioni aeree con il ricorso ad armi speciali — come i missili ninja — per ridurre i «danni collaterali» e nel mirino c’erano gli uomini di Osama.

L’alto numero di civili uccisi – compresi dei bimbi – riporta alla memoria quanto avvenuto a Kabul dopo la strage dell’aeroporto compiuta dallo Stato Islamico. Un raid americano ha annientato una famiglia afghana, un errore tragico: pensavano di aver individuato la cellula terroristica coinvolta nell’attentato e invece erano dei semplici abitanti. Il prezzo alto di ogni conflitto.

Il movimento perde dunque la sua guida nei giorni successivi ad un’offensiva spettacolare in Siria (dieci giorni di assalto a una prigione) e ai segnali di grande rilancio in Iraq. Una conferma della sua resistenza e della capacità di superare fasi difficili. I seguaci del Califfato continuano a rappresentare una minaccia su molti fronti, dal Sahel all’Afghanistan.

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