Conte a Schlein: “Sì a dialogo con Pd, Meloni si può battere”

Non saranno i campi larghi a battere la destra oggi al governo. Giuseppe Conte rispedisce al mittente le accuse di chi lo indica come uno dei corresponsabili della vittoria della destra alle elezioni amministrative. Il presidente del Movimento 5 Stelle ha scelto una conferenza stampa alla Camera come occasione per fare il punto sulla tornata amministrativa che si è appena conclusa con una debacle delle forze di opposizione.

Anche e soprattutto del Movimento 5 Stelle che appare sempre più lontano dai territori. Nemmeno Brindisi e Trapani, città in cui il peso specifico del movimento era superiore rispetto agli altri comuni al voto hanno dato segnali positivi. “Brindisi è una città che, storicamente, ha pagato un dazio elevatissimo alle fonti fossili. Il nostro progetto di transizione ecologica evidentemente non è stato spiegato bene, non è apparso persuasivo, pure in un contesto di grande difficoltà”, dice Conte.

Le prossime mosse

Per ripartire, l’ex presidente del Consiglio ha messo in campo da tempo un piano di “innervamento nel territorio” che punta a dotare il Movimento di livelli regionali, provinciali e comunali. “Dobbiamo essere in ogni città, in ogni quartiere.

Occorre un dialogo costante per comprendere i bisogni delle comunità locali e favorire nuove forme di partecipazione. Dobbiamo raccogliere questa sfida e dare impulso alla speranza di un profondo rinnovamento”, spiega il presidente M5s annunciando i primi 84 Gruppi territoriali del movimento. Dunque, per usare la sintesi di un esponente M5s, “per il campo largo citofonare altrove”.

Calenda chiude al M5s

Una linea che, per paradosso, il presidente M5s condivide con Carlo Calenda. Il segretario di Azione, poche ore dopo la ‘strigliata’ di Schlein a Conte – “Non si vince da soli, la responsabilità di costruire un’alternativa credibile alla destra non spetta solo al Pd” – ha chiuso le porte al Movimento 5 Stelle: “Il tema è che il Movimento Stelle è incompatibile, e piano piano lo stanno vedendo anche nel Pd, con qualsiasi forma di proposta di governo”.

Un ‘cul de sac’ per chi, nel Partito Democratico, lavora per allargare il campo. Perché se è vero che non tutto il lavoro possono farlo i dem, è pur vero che il Pd si conferma primo partito nei voti di lista e, in quanto tale, ha l’onere di fare da federatore. Un esponente della maggioranza dem sottolinea che “noi continueremo ad avere l’approccio avuto in queste settimane: se siamo coesi e uniti si vince, altrimenti siamo condannati alla sconfitta”.

I timori e le difficoltà nel Pd

Il tema, per lo stato maggiore dem, è che “ci troviamo di fronte a un governo che si accanisce contro i più deboli e sarebbe da irresponsabili non costruire una alternativa. Senza unità, c’è solo la sconfitta“, aggiungono. Nonostante questo, fra i dem sono in molti a ritenere che prima delle elezioni europee del 2024 nulla si muovera’ sul piano delle alleanze.

Conte, è l’impressione, sta portando avanti un lavoro di costruzione interno al M5s per radicarlo nei territori, attraverso un profilo e degli strumenti propri del partito tradizionale. Al momento non si parla ancora di sezioni o circoli fisici, ma al di la’ della forma, la sostanza dei gruppi territoriali è quella.

Contemporaneamente, il presidente M5s lavora per arrivare più forte alle europee, giocando su quei campi in cui il Pd non può giocare senza spaccarsi al suo interno. L’appuntamento di giovedì, quando si voterà il dispositivo per accelerare l’invio di munizioni all’Ucraina, rappresenta una prova del fuoco per Elly Schlein e il suo partito.

I dem, al momento del voto sull’attivazione della procedura d’urgenza per il piano, hanno votato a favore, precisando di essere contro l’utilizzo del Pnrr, come ‘consigliato’ dalla Commissione ai Paesi membri, per la produzione di munizioni. Giovedì non ci saranno, tuttavia, precisazioni a tenere insieme i dem in bilico, al momento, fra il voto a favore – assieme ai socialisti europei – e l’astensione. Anche su queste difficoltà gioca Giuseppe Conte che, con il M5s, ha sempre detto e votato contro l’accelerazione della fornitura di munizioni a Kiev.

AGI

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