Sgarbi non si dimette. Botta e risposta con la Meloni

Dopo la dichiarazione della premier Giorgia Meloni, che da Tokyo dice senza esitazione di voler “accogliere” le sue dimissioni, la vicenda sembrava avviata all’epilogo e invece lui rilancia: va bene, “mi dimetto”, assicura, ma “in due tempi”, cioè solo dopo la pronuncia del Tar “al quale sicuramente ricorrerò” per contestare la delibera dell’Antitrust, che non solo considera “sbagliata”, ma che, a suo dire, andrebbe estesa ad altri esponenti del Governo. “Non per ritorsione ma per rispetto delle istituzioni alle cui decisioni io mi sono rimesso”.

 

Sgarbi chiede, quindi, a Giorgia Meloni di farsi “garante dell’integrità del Governo quanto a possibili incompatibilità”.

 

La premier replica a stretto giro: “Mi auguro che Sgarbi, che ha potuto contare su un Governo che attendeva degli elementi oggettivi, non si aspetti che quello stesso Governo decida per altri con elementi che non sono oggettivi, perché sarebbe obiettivamente eccessivo”.

 

Insomma, quella che Sgarbi lancia a Meloni ha tutto il sapore della “sfida”: dice di volerla “incontrare al più presto per chiarire la sua posizione” e di essere pronto a dimettersi non appena lei glielo chiederà, ma intanto non fa alcun passo ufficiale, annuncia solo “un’autosospensione”.

 

Nell’attesa, Matteo Salvini sottolinea come una lettera formale di dimissioni ancora non ci sia, mentre l’opposizione attacca e sollecita l’intervento del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano “rimasto sinora silente”.

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