La maggioranza trova l’accordo sul premierato. Sono i leader Meloni, Salvini e Tajani a sciogliere il nodo. Cambia quindi, l’art.4 del disegno di legge costituzionale, che nella ultima versione, depositata in commissione Affari costituzionali del Senato attraverso un emendamento del Governo, prevede che “in caso di revoca della fiducia al Presidente del Consiglio eletto, mediante mozione motivata”, il Presidente della Repubblica sciolga le Camere.
La possibilità è contemplata anche se il premier eletto si dimette volontariamente, perché “previa informativa parlamentare, può proporre, entro sette giorni, lo scioglimento delle Camere al Presidente della Repubblica, che lo dispone”.
Solo se questo non avviene e nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il Capo dello Stato “può conferire, per una sola volta nel corso della legislatura, l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il Presidente del Consiglio”. Giorgia Meloni, dal Giappone, ribadisce la linea: “La democrazia funziona se risponde alla volontà dei cittadini.
E’ il silenzio della Lega a fare rumore.
Dal momento che la proposta di modifica è stata depositata dal Governo, si aprirà il termine per depositare eventuali subemendamenti, che andrebbero a sommarsi ai circa 1853 presentati dalle opposizioni.
I gruppi di minoranza si dividono tra chi sceglie di presentare solo alcune proposte di modifica di merito, come il M5S che ne presenta 12, Azione 8 e Iv 16 e Pd e Avs che rilanciano anche sul fronte dell’ostruzionismo rispettivamente con 817 e oltre mille emendamenti. I dem delineano una proposta che guarda al modello tedesco e chiedono alla maggioranza “un confronto vero”, annunciando comunque battaglia.