Le parole sulla “strumentalizzazione” di Giorgia Meloni da Pechino alimentano la tensione.
Gli “accenti critici” su premierato e libertà di stampa, non sono farina del sacco dell’Ue, ma solo citazioni “di alcuni portatori di interesse, diciamo stakeholder: il Domani, il Fatto Quotidiano, Repubblica…”. Una “lista di proscrizione”, l’hanno subito definita le opposizioni, richiamando anche l’atteggiamento del governo con la Rai, ribattezzata sarcasticamente: TeleMeloni.
Per il presidente del M5S, Giuseppe Conte, la premier “vuole interpretare a suo modo le contestazioni che sono nel report sullo Stato di diritto e che riguardano la situazione grave e critica della libera informazione in Italia”.
Dure le repliche dalle testate chiamate in causa da Meloni. Le considerazioni della premier “tradiscono la sua idea illiberale del giornalismo e del ruolo che il giornalismo ha in una democrazia compiuta” ha scritto la direzione di Repubblica.
Il Fatto Quotidiano portatore di interessi? “Lo confermo” è la risposta del direttore Marco Travaglio, che ribatte “l’unico interesse che portiamo è quello dei nostri lettori ad essere informati”. Per il Domani è intervenuto il direttore Emiliano Fittipaldi: “Invece di entrare nel merito della gestione della Rai e relative censure e propagande”, Meloni “ha scelto la sua arma preferita: quella del vittimismo”.