Il Potere Vuoto: Dai Deserti di Gengis Khan alla Mediocrità della Sinistra Contemporanea

Di Andrea Franchi

Pochi intellettuali hanno avuto un impatto tanto profondo e devastante sulla cultura europea quanto Antonio Gramsci. Con lucidità rivoluzionaria, Gramsci teorizzò la necessità di colonizzare le università, i centri di formazione e ogni espressione culturale, impregnandoli del credo comunista. Il suo obiettivo era chiaro: sostituire la cultura tradizionale con una narrazione ideologica capace di plasmare intere generazioni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: mediocrità diffusa, decadimento del pensiero critico, e una classe dirigente incapace di discernere il vero dal falso, il giusto dall’utile.

Nel grande flusso della storia, alcuni uomini hanno lasciato segni eterni, altri solo cicatrici. Vi sono figure che, pur avendo dominato imperi, sono oggi ridotte a note a piè di pagina: Gengis Khan, re del terrore e della distruzione, e Shutruk Nakhunte, sovrano dimenticato della Mesopotamia.

Nessuna civiltà duratura è sorta dai loro domini, nessuna opera immortale, nessuna eredità morale.

Eppure, a ben vedere, questi fantasmi della storia trovano oggi specchio in un’altra stirpe di distruttori: gli epigoni della sinistra culturale e politica, che dagli anni Sessanta in poi hanno saccheggiato l’identità dell’Europa senza edificare nulla di solido in cambio.

Gengis Khan lasciò dietro di sé città in rovina, biblioteche bruciate, centri del sapere cancellati. Ma non fu peggiore di quei falsi intellettuali che, nascosti dietro cattedre universitarie, scrivanie editoriali e tribune parlamentari, hanno svuotato la cultura occidentale, avvelenandone i pozzi con ideologie sterili, egualitarismi grotteschi e un moralismo ipocrita che ha annientato il merito, la responsabilità e la tradizione.Come Shutruk Nakhunte, questi personaggi hanno occupato spazi di potere senza alcun costrutto, generando una classe dirigente mediocre, apatica, incapace di visione. Hanno promosso il nulla in nome della parità, premiato l’incompetenza per paura dell’eccellenza, e alimentato la confusione morale per demolire ogni principio di ordine e gerarchia. Come i tiranni dell’antichità, hanno praticato una conquista priva di significato, destinata all’oblio.

Le loro riforme scolastiche hanno prodotto ignoranza, la loro arte ha celebrato il brutto, la loro politica ha difeso i privilegi delle élite autoreferenziali mentre distruggeva la spina dorsale delle nazioni: la famiglia, il lavoro, la patria, la fede. Hanno ridicolizzato l’autorità e umiliato la competenza, elevato a modello la trasgressione e demonizzato la disciplina. In questo, sono perfetti eredi spirituali di chi imponeva il dominio con la spada, ma senza lasciare un solo mattone su cui costruire un futuro.

Non meritano commemorazioni, non meritano statue, non meritano memoria. Meritano lo stesso destino di Shutruk Nakhunte: l’oblio. Perché hanno fallito il compito più alto della leadership

culturale e politica: quello di elevare, non solo governare; quello di istruire, non solo indottrinare; quello di trasmettere, non solo distruggere.

La loro eredità è una società spaesata, individualista, fragile, priva di riferimenti e incapace didistinguere il bene dal male. Sono i Gengis Khan della decadenza, e come tali dovranno essere ricordati: non con onore, ma come monito.

La storia, come ci ricorda Il Club degli Imperatori, non è l’elenco di chi ha esercitato il potere, ma di chi lo ha fatto con giustizia. E questa sinistra culturale, che ha occupato e corrotto le istituzioni con il furore iconoclasta del barbaro e l’arroganza del vuoto, ha solo esercitato un potere senza scopo. Per questo, la storia li cancellerà. E sarà un atto di giustizia.

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