L’improvvisa sospensione dei dazi da parte di Trump scatena reazioni nella finanza americana e apre un varco strategico per il Vecchio Continente
Di Andrea Franchi
Con una mossa tanto inaspettata quanto rivelatrice, il presidente Donald Trump ha annunciato la sospensione per 90 giorni dell’introduzione di nuovi dazi su importazioni extra-statunitensi, mantenendo l’esclusione per Cina, Messico e Canada. La decisione ha generato un’immediata ondata di reazioni nei mercati globali, nelle cancellerie internazionali e – fatto ancor più significativo – tra i vertici della finanza americana.
Le borse hanno subito segnato forti oscillazioni, mentre i titoli del Tesoro USA a dieci anni hanno toccato rendimenti superiori al 5%, sfiorando soglie di allerta sistemica. Il nervosismo è aumentato al punto da spingere Jamie Dimon, CEO di JP Morgan Chase, a una telefonata diretta con la Casa Bianca. Il messaggio era chiaro: l’imprevedibilità commerciale non è più tollerabile nemmeno da chi, finora, ha beneficiato dell’ordine economico imposto da Washington.
Le dichiarazioni dei big della finanza USA:
Le reazioni degli esponenti dell’alta finanza americana sono state inequivocabili:
• Jamie Dimon (JP Morgan Chase): “Il rischio sistemico si sta avvicinando. I mercati non tollerano l’instabilità sulle obbligazioni sovrane.”
• Larry Fink (BlackRock): “Si è acceso un fuoco sulla fiducia globale. Il dollaro non può reggere a lungo questa volatilità.”
• David Solomon (Goldman Sachs): “Senza una strategia industriale, questi dazi sono solo un colpo al buio. Gli investitori si stanno allontanando.”
• Brian Moynihan (Bank of America): “Il Tesoro USA dovrebbe essere un rifugio, non un campo minato. Questa è una questione di sicurezza nazionale.”
• Mary Callahan Erdoes (JP Morgan Asset Management): “Gli investitori di lungo periodo cercano stabilità. Servono regole chiare, non colpi di teatro.”
Un sistema in bilico:
Le analisi concordano: l’economia americana, strutturalmente dipendente dai capitali esteri per finanziare il proprio debito e mantenere i livelli di consumo, non può permettersi una politica commerciale di rottura. Il dollaro resta la valuta globale di riferimento, ma la sua egemonia si erode lentamente, mentre BRICS, Unione Europea e ASEAN progettano alternative multilaterali.
Il rischio vero non è più economico, ma sistemico: se il mercato inizia a dubitare della capacità di Washington di garantire stabilità, l’intero ordine finanziario internazionale potrebbe muoversi altrove. Non è solo questione di tariffe, ma di governance.
Un’Europa chiamata a scegliere:
In questo contesto, l’Europa ha l’opportunità – forse unica – di riaffermare il proprio ruolo come polo stabile, affidabile e strategico nel nuovo equilibrio globale. La dottrina della “risposta tripartita” delineata da analisti e osservatori prevede:
1. Serenità: Evitare reazioni impulsive, mantenendo l’apertura verso l’87% del commercio mondiale non soggetto a logiche protezionistiche.
2. Compattezza: Rafforzare strumenti comuni come il MES, la BCE e fondi di stabilizzazione industriale per resistere agli shock esterni.
3. Determinazione: Introdurre leve simmetriche, come una digital tax europea, per rispondere alla pressione statunitense con pragmatismo e forza.
Italia in posizione chiave:
Con la visita della premier Giorgia Meloni a Washington in calendario, l’Italia si trova in una posizione strategica. Forte di un rapporto privilegiato con il mondo conservatore americano, Meloni potrebbe svolgere un ruolo da ponte tra Bruxelles e la Casa Bianca. Ma sarà fondamentale che il messaggio italiano sia pienamente coordinato con quello della Commissione Europea: l’interesse nazionale non può prescindere da una postura europea coesa. In ultima analisi:
Trump ha aperto una finestra di 90 giorni. Ma più che una tregua, è una scadenza. Per l’Europa, è il momento di agire: rilanciare l’Unione dei mercati dei capitali, costruire una vera Savings & Investment Union, attrarre investimenti e rafforzare la propria solidità normativa. Chi si prepara ora, dominerà lo scenario che verrà. Chi aspetta, subirà.