Meloni: occorre sostenere le imprese che fanno crescere l’economia

L’economia italiana cresce più di altri paesi europei.

Siamo quest’anno la quarta nazione al mondo per esportazioni, altra cosa che non era mai successa. Il merito grosso dei risultati economici dell’Italia è delle imprese, del sistema produttivo, dei lavoratori, della loro determinazione, dei loro sacrifici, della loro creatività.

 

Il governo tenta di aiutarli restituendo un’autorevolezza e una credibilità all’Italia, nel mondo, restituendo una stabilità a questa nazione.

 

Meloni ha quindi fatto capire come si muoverà il governo per la prossima legge di bilancio.

Tutte le risorse disponibili saranno concentrate “nel sostegno alle imprese che assumono e per rafforzare il potere di acquisto delle famiglie e dei lavoratori”.

 

Taglio del cuneo e Irpef a tre aliquote sono già garantite.

Se si riusciranno a tagliare le aliquote anche al ceto medio dipende da come andrà il concordato preventivo biennale. Sembra sicura l’estensione alle lavoratrici autonome dello sgravio per le lavoratrici madri.

 

Si punta poi a confermare i fringe benefit, che oggi hanno due diverse soglie di esenzione, (mille euro per tutti e 2mila per i lavoratori con figli): l’ipotesi, spiegano fonti parlamentari, è uniformarle. Difficile poi che non venga prorogata la maxi-deduzione al 120% (maggiorata al 130% per giovani, donne, e beneficiari del Reddito) per le aziende che assumono a tempo indeterminato.

 

Meloni ha parlato anche della riforma Calderoli sull’autonomia: «l’autonomia differenziata non è una legge che sta introducendo questo governo ma esiste in Costituzione da 23 anni», cioè «da quando nel 2001 fu approvata dalla sinistra».

 

“L’Autonomia differenziata non prevede che se io do a un Regione tolgo a un’altra: è un contratto tra lo Stato centrale e la Regione. Perché deve esserci una disparità tra Nord e Sud? Perché non ci possono essere Regioni virtuose al Sud che decidono di voler gestire più materie? È uno scontro non tra Nord e Sud ma tra classi dirigenti capaci e classi dirigenti incapaci: ecco perché quelli che si scontrano con l’Autonomia sono anche quelli che hanno dati peggiori.

 

E non vengano a parlare a me del Sud: se oggi il Sud cresce più della media nazionale, se l’occupazione al Sud cresce più della media nazionale, gli investimenti sono aumentati… è grazie a questo governo, perché la sinistra non l’abbiamo vista”.

 

“Le pensioni minime sono una delle nostre priorità”, ha detto Meloni. “In questi due anni abbiamo lavorato per una rivalutazione piena di tutte le pensioni che arrivavano fino a 2.270 euro, garantendo che fossero adeguate pienamente al costo della vita, ma abbiamo fatto una rivalutazione al 120% per le pensioni minime, che sono cresciute in modo significativo.

 

L’abbiamo fatto facendo crescere di meno le pensioni che erano molto alte, un’opera secondo me equa, che continueremo a fare perché sicuramente queste persone sono quelle che hanno maggiore bisogno di aiuto da parte dello Stato”.

 

Meloni ha poi smentito di voler abolire l’assegno unico: “Tutt’altro, lo sto difendendo, il governo lo sta difendendo – ha dichiarato il premier -. Noi l’abbiamo aumentato, 3 miliardi in più sull’assegno unico in questi anni, e riguarda 6 milioni di famiglie. Che cosa accade adesso?

La Commissione europea ci apre una procedura di infrazione perché dice che noi dobbiamo dare l’assegno unico anche a tutti gli immigrati che sono in Italia, anche quando hanno figli che sono residenti all’estero. Questa previsione, insieme a una serie di altre cose che chiede la Commissione europea, rischia di rendere l’assegno unico insostenibile”

 

Il femminicidio di Sharon Verzeni e la strage di famiglia compiuta dal 17enne di Paderno Dugnano, che ha ucciso il padre, la madre e il fratello, fanno suonare un campanello d’allarme.

“Credo che noi non stiamo capendo quello che sta accadendo alle giovani generazioni, non stiamo capendo l’impatto che hanno avuto alcune nuove tecnologie l’impatto dei telefonini, l’impatto di internet, l’impatto del Covid, averli chiuso i giovani dentro casa, l’incomunicabilità che questi ragazzi hanno, l’incapacità della società anche per noi, anche per i genitori. Noi siamo la prima generazione che cresce figli interamente digitali, non siamo attrezzati. Forse questo merita davvero un dibattito un po’ più profondo dei dibattiti che siamo abituati a fare con la politica italiana”.

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