Il rinnovo del contratto collettivo sulle funzioni centrali spacca i sindacati. Siglata all’Agenzia per la rappresentanza delle pubbliche amministrazioni, l’intesa è stata sottoscritta solo da Cisl, Confsal-Unsa, Flp e Confintesa, che rappresentano il 55% dei lavoratori pubblici. Non hanno firmato Cgil, Uil e Usb, che hanno espresso critiche sull’accordo. Dopo quello del comparto sanità, la Cgil ha quindi rifiutato di firmare il rinnovo anche del contratto degli statali che accoglie molte delle richieste dei lavoratori: per sostenere le proprie ambizioni politiche, Landini continua a usare il sindacato come arma contro il Governo Meloni. Fatto sta che gli iscritti dei sindacati non firmatari dell’accordo godranno comunque dei benefici concessi dal governo.
Oltre ad aumentare le buste paga di 165 euro al mese, l’accordo introduce la possibilità di concentrare le 36 ore lavorative in 4 giorni. Potenziata anche la possibilità di optare per lo smart working, mantenendo il diritto ai buoni pasto. Il presidente dell’Aran Antonio Naddeo ha commentato: «Ci sono opinioni differenti, la settimana di 4 giorni è un primo passo ma non è un regalo agli statali. Se un’amministrazione ritiene di articolare l’attività su 4 giorni lo propone al lavoratore che può aderirvi, solo se è d’accordo». E sul fatto che i lavoratori dovranno lavorare 9 ore al giorno, Naddeo replica che «il dipendente ha un giorno in più libero».