Emergenze industriali a Taranto: riflessione necessaria su un rischio taciuto
In caso di incidente industriale, cosa devono fare i cittadini di Taranto? La risposta dovrebbe essere chiara, immediata, rassicurante. E invece non lo è. Nonostante la presenza di impianti a rischio come ex-Ilva ed Eni, Taranto vive in una colpevole assenza di informazione e preparazione.
Le uniche indicazioni rintracciabili rimandano a protocolli standard, rigidamente tecnici, come quelli previsti dalla Direttiva Seveso. Ma tali protocolli, pur previsti dalla legge, sembrano disegnati senza alcuna comprensione della dimensione umana dell’emergenza.
Il paradosso dell’emergenza: restare chiusi… ma separati dai propri figli
Uno dei punti più controversi riguarda l’istruzione, in caso di nube tossica, a non uscire di casa per nessuna ragione, nemmeno per andare a prendere i propri figli a scuola. Un’indicazione tecnicamente comprensibile, ma psicologicamente devastante. Pretendere che un genitore resti rinchiuso in casa mentre ignora la sorte del proprio bambino equivale a infliggere un trauma che può lasciare segni profondi e duraturi.
Ma c’è di più: siamo davvero sicuri che le scuole di Taranto siano adeguatamente attrezzate per far fronte a situazioni simili? E anche laddove esistano piani teorici, chi può garantire il loro reale funzionamento? Non sarebbe la prima volta che, in Italia, ci si accorge troppo tardi che gli impianti di ventilazione non funzionano, gli infissi sono difettosi o mal sigillati, le porte d’emergenza bloccate, e che la manutenzione è solo sulla carta.
In un contesto simile, chiedere ai genitori di fidarsi ciecamente è irragionevole. La fiducia, come la sicurezza, si costruisce con la trasparenza, le verifiche e le simulazioni.
Estate, finestre chiuse, condizionatori spenti: l’emergenza può diventare tortura
Un altro aspetto gravemente sottovalutato è la vivibilità delle abitazioni durante un’emergenza estiva. Chiudere porte, finestre e spegnere la ventilazione può trasformare le case in forni soffocanti, soprattutto per bambini, anziani e fragili. Senza contromisure pratiche — come l’uso di filtri, maschere leggere, ventilazione a ricircolo isolato — anche il protocollo stesso diventa insostenibile.
Lo stress psicologico: il nemico invisibile
A queste condizioni si somma il carico emotivo dello shock, dell’incertezza, dell’isolamento e della separazione dai propri cari. Una nube tossica è visibile. Il trauma psicologico no. Ma è altrettanto pericoloso, se non peggiore. Ed è qui che la città si scopre ancora più indifesa: non esiste alcun piano di supporto psicologico, nessuna preparazione mentale alla gestione della paura, nessun centro di ascolto o simulazione preventiva.
Non si può reagire se non si è preparati: Taranto chiede chiarezza, non silenzi
Non si tratta di sostituirsi agli esperti, ma di pretendere che la sicurezza non sia solo tecnica, ma anche umana. Taranto merita risposte, istruzioni, simulazioni, campagne informative. E soprattutto, merita rispetto. Perché una comunità che vive da decenni sotto pressione industriale ha diritto non solo a protezione, ma a dignità.
Un plauso doveroso all’iniziativa dell’Avvh. Rocco Suma
In questo contesto, appare ancor più meritorio il lavoro svolto dall’Avv. Rocco Suma dell’Associazione Consumatori Italiani, che è anche membro del Direttivo del Tarentum Forum APS. Grazie alla sua competenza e determinazione, il tema dell’informazione preventiva in caso di emergenza industriale è tornato al centro dell’attenzione civica. Il suo impegno nel sollecitare Comune e Prefettura a fornire risposte concrete e aggiornate rappresenta un esempio di attivismo serio, costruttivo e necessario.
Taranto non può più permettersi l’attesa. Serve trasparenza, serve formazione, serve prevenzione. E serve adesso.
Andrea Franchi
Presidente di Tarentum Forum APS