Se il governo vuol far decollare l’accordo Ita-Lufthansa, la Commissione europea frena tale decollo. È questo, in sintesi, il messaggio che Giorgia Meloni ha inviato nel corso della conferenza stampa finale del G20 a New Delhi.
“È curioso che la Commissione Ue blocchi la soluzione al problema Ita”, ha detto ieri Meloni. Su questo vorremmo una risposta e la questione è stata sottoposta al commissario Gentiloni dal ministro Giancarlo Giorgetti“.
L’affondo di Meloni stavolta provoca uno scontro diretto con Bruxelles.
Non si è fatta attendere la replica di Bruxelles. “La Commissione”, ha sottolineato un portavoce, “non ha ancora ricevuto alcuna notifica “dell’accordo tra Ita e Lufthansa, ovvero l’acquisizione del 41% delle quote da parte della società tedesca: un’operazione da 325 milioni di euro. “Spetta alle parti” notificare l’intesa, prosegue ancora lo stesso portavoce. A questa precisazione arriva una nota del Mef che corregge il tiro: la notifica, è la sintesi, è la conclusione di un’istruttoria da parte della stessa Ue che conclude una fase di pre-notifica “già avviata nei mesi scorsi”. Istruttoria “minuziosa”, fanno notare fonti del ministero, a sottolineare come l’incartamento sia sul tavolo della Concorrenza già da metà giugno.
Il Mef, quindi, conferma che i tempi dipendono da Bruxelles. E che ci sarà un incontro con il commissario supplente Didier Reynders.
“Non voglio partecipare a polemiche che penso danneggino l’Italia”, ha detto il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni.
Anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è intervenuto sul dossier. “La Commissione aveva sollecitato i governi precedenti, per anni e anni, a dare una soluzione al problema dell’ex-Alitalia.
Al di lá dei risvolti tecnici, la questione resta politica. E sta tutta dentro il nuovo assalto di Meloni ai vertici europei.
All’orizzonte le elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento. Nell’immediato la corsa perla nomina del nuovo presidente della Banca europea per gli investimenti: la candidatura dell’ex ministro draghiano Daniele Franco rischia di infrangersi sul muro socialista che difende Nadia Calviño, vicepremier spagnola.
Anche su questo punto Meloni non lesina critiche: “Noi abbiamo candidato una figura tecnica, riconosciuta da tutti: se dovessimo sottomettere le massime istituzioni finanziarie a scelte di partito, mineremmo la terzietà di queste istituzioni. Bisogna essere molto prudenti. In ogni caso non mi pare che la decisione arriverà immediatamente”, ha spiegato ieri.
Di fatto, si cerca la sponda di Berlino su Franco, cercando di rompere l’asse con la Spagna. Manovra ardita. Intanto, le parole di Meloni sottintendono almeno la speranza che la scelta della nuova guida della Bei, prevista per la riunione dell’eurogruppo a Santiago di Compostela a fine settimana, venga rinviata.