La maggioranza di Governo continua a dividersi sulla norma sugli extraprofitti bancari inserita nel decreto Asset, in esame al Senato.
Forza Italia ha fin da subito espresso il proprio malumore per la norma e le sue proposte si muovono come previsto su 4 assi: innanzitutto la specificazione che si tratti di un prelievo una tantum e non ripetibile, poi la deducibilità dell’imposta, l’esclusione dei titoli di Stato e l’esenzione dall’imposta delle banche di minori dimensioni o complessità operativa.
Diversa la posizione di FdI, cui la leader ha chiesto, nell’assemblea con i suoi parlamentari, di “difenderne le finalità nel corso della conversione del decreto legge”. Certo, le correzioni ci saranno e del resto anche il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto apertamente che la norma “può essere migliorata”, ma il paletto arriva dalla premier: “Si potranno fare modifiche, ma a parità di gettito”.
La stima è che la misura dovrebbe portare nelle casse dello Stato tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro, ma si tratta di cifre circolate, non c’è una relazione tecnica che le indichi con certezza, sussurrano fonti vicine agli Istituti di credito, ricordando che anche tra le critiche sollevate della Bce c’era quella che il decreto “non è accompagnato da alcuna nota illustrativa che ne illustri la ratio.
A ogni modo, la partita entrerà nel vivo la prossima settimana, con il vaglio delle ammissibilità e l’esame degli emendamenti in vista dell’approdo in aula fissato al 26 settembre. “Vediamo come evolve il confronto in Commissione, e poi ovviamente andrà fatto un punto con il governo su una questione così delicata”, spiegano da Fratelli d’Italia.