Sul terzo mandato le divisioni nel centrodestra restano nette e la resa dei conti è fissata per oggi quando, in Commissione Affari costituzionali al Senato, saranno messi al voto i quaranta emendamenti al decreto Elezioni, tra i quali ci sono le due proposte del Carroccio per permettere la candidatura di governatori e sindaci delle grandi città che sono al secondo mandato.
Ma agli alleati l’impuntatura del Carroccio non piace e non a caso il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti puntualizza: “Non è un problema che attiene a quello che era il programma di governo. Ritengo che il tema non sia urgente.
Se lo si vuole ritenere tale, se si trova un accordo bene, diversamente il Parlamento deciderà nella autonomia”. Il partito di Giorgia Meloni è convinto sostenitore del limite di due mandati per sindaci e governatori, scelta anche in linea con la riforma del premierato.
Se le altre compagini della maggioranza non hanno dubbi sul no al terzo mandato, il Pd sul tema ha appena aperto un tavolo di discussione con i sindaci dem che da tempo lo chiedono.
Questo però, assicura il capogruppo in Senato Francesco Boccia, non porterà ipotesi di avvicinamento alla Lega: “La destra è divisa e non gli faremo da stampella” afferma, e oggi “non c’è nessuna idea di astensione.
Ci stiamo raccordando con tutte le opposizioni e io penso che la maggioranza debba essere messa a nudo”. “Domani non succede niente” taglia corto il capogruppo di FI a Palazzo Madama Maurizio Gasparri. Da Italia Viva però, con il capogruppo Enrico Borghi, arriva una proposta: “Un incontro congiunto delle minoranze al fine di stabilire un’unità di azione, fare emergere tutte le contraddizioni della maggioranza e, in linea di principio, anche mettere il Governo in minoranza”. Ipotesi su cui è però chiara la chiusura del M5S: “Noi siamo ovviamente contrari”, ribadisce il leader Giuseppe Conte.