Finita la consultazione referendaria iniziano le dispute sui numeri con i quali la sinistra ed i promotori cercano di portare acqua al proprio mulino. Ma, come al solito, epurando i dati camuffati dalla comunicazione distorcente, viene fuori una verità che non vorrebbero fosse svelata.
L’argomento principale che le opposizioni usano per rafforzare la loro posizione è il numero di votanti che, secondo loro, ha dimostrato un inversione di indirizzo politico che porterà i frutti alle prossime elezioni politiche. Ma così non è. Però scendiamo sul terreno di scontro che vogliono loro ed affrontiamoli secondo le armi che loro hanno scelto.
Il dato principale che viene sbandierato è quello sull’affluenza: circa 14 milioni di elettori.
Questo dimostrerebbe, secondo loro, che il solo fatto di essere andati a votare sarebbe una latente volontà di opporsi alle politiche del governo. Ma la volontà espressa nei quesiti allora non conta? È un pessimo approccio perché manifesterebbe la considerazione che si ha dell’elettorato: la volontà manifestata “per iscritto” non viene tenuta in considerazione da chi considera l’elettorato solo degli automi che si muovono a comando. Una politica oculata ritiene invece importante andare a leggere i dati e la volontà manifestata. Lo facciamo noi per loro.
Innanzitutto andiamo a vedere che il quesito con il maggior numero di SI è stato quello del “Reintegro licenziamenti illegittimi” che ne ha ottenuti 12.249.641 mentre quello con il minor numero di SI è stato quello sulla “Cittadinanza facile” che ne ha ottenuti 9.023.665. Purtroppo mescolare i quesiti referendari non ha dato la giusta importanza a materie che, in un certo senso sarebbero anche conflittuali. Ed infatti, quello sul reintegro e la tutela dei licenziati, non è solo un argomento di discussione su cui il governo interviene con il welfare e l’assistenza sociale, ma l’argomento lavoro, viene impattato anche dall’immigrazione. Ma non è questo l’argomento di discussione in questa sede, bensì il confronto sui numeri.
La coalizione di maggioranza, nelle ultime consultazioni politiche che li ha portati al governo, ha ottenuto complessivamente 12.305.014 voti. Superiore all’adesione del quesito con maggior adesione quindi, se fosse una consultazione politica, la coalizione avrebbe vinto anche questa.
Quello che emerge ed è degno di nota, che smentisce del tutto la narrazione dei promotori e della sinistra, è il dato che riguarda la cittadinanza. Se infatti si considera l’argomento principale su cui la coalizione al governo ha basato la sua campagna elettorale, la gestione più oculata dell’immigrazione, sono ben aldilà del Si alla cittadinanza facile.
Infatti se a votare è andato solo l’elettorato di sinistra, rispetto ai voti presi complessivamente da PD e 5S delle ultime elezioni politiche (circa 11 milioni e 600 mila consensi) un terzo del loro elettorato, il 34% per la precisione, non condivide la loro posizione sulla gestione dell’ immigrazione. E questo limitandosi al solo dato dei votanti al referendum, cioè a coloro che sonoandati appositamente per votare. Se infatti si allargasse il campione statistico anche agli altri elettori e di sinistra che non sono andati a votare, la percentuale sarebbe anche maggiore.
Una politica attenta ai propri elettori, non ideologica e non indirizzata ad imporre alla base le proprie posizioni, sfrutterebbe la situazione per resettare alcune posizioni.
Ma evidentemente, come scritto in alto, qualcuno considera l’elettorato solo uno strumento per arrivare all’apice delle istituzioni per cui, allo stato attuale, preferisce alzare polveroni, mescolare le carte e distrarre finanche il proprio elettorato, sbandierando una presunta vittoria di numeri che, come scritto in alto, non esiste assolutamente.
La leader di sinistra parla di slancio per le prossime politiche, ma se parte da queste basi, forse conviene farglielo credere.
MDN
